Tre morti per cancro, nel volgere di poche settimane, che hanno visto come vittime tre personaggi abbastanza noti, hanno aperto una riflessione sull’incidenza a Siracusa della patologia e sul tasso di mortalità che ne deriva.
Morti di tumore 3 noti personaggi
Tra coloro che sono deceduti, a causa di un tumore, c’è una stella del teatro, Sebastiano Lo Monaco, 65 anni, floridiano, che ha diretto il Teatro di Messina ed il Teatro Pirandello di Agrigento, famoso anche per avere interpretato Edipo in uno degli spettacoli classici al Teatro greco di Siracusa. Vittima del cancro anche la team manager del Settebello rosa, la siracusana Barbara Bufardeci, 57 anni, scomparsa nelle settimane scorse, e prima ancora una apprezzata libraia di Ortigia, Livia Gagliano.
I decessi silenziosi
Insieme a queste morti, ci sono quelle che di cui non sappiamo nulla, passate sotto silenzio perché le vittime non sono persone note alla comunità ma il dolore per le famiglie e gli amici ha la stessa intensità. Desta una certa impressione la circostanza che l’attore, la dirigente sportiva e la commerciante appartengano alla stessa generazione, persone che hanno superato la soglia dei sessant’anni o che stanno per arrivarci. Una riflessione l’ha fatta il giornalista Toi Bianca, storica firma siracusana, autore di numerose inchieste negli anni scorsi.
“Sessantenni figli di un dio tumore”
“Perché certamente di tumore si muore ovunque, e non può esser la dolente impressione – a caldo di un cronista a fare una statistica attendibile, ma la generazione dei sessantenni e dintorni a Siracusa, la mia generazione, la sensazione che qualcosa sia andato storto ce l’ha” analizza Bianca. Che aggiunge: “Parafrasando amaramente il titolo del famoso film con Marlee Matlin e William Hurt, si potrebbe dire che i sessantenni siracusani sono “figli di un dio tumore”.
“E’ come se fra la generazione – spiega il giornalista – nata prima della guerra e quella del baby-boom fosse accaduto qualcosa. Come se una generazione sana e longeva avesse dato vita a una generazione fragile e caduca. Ed è approssimativo, complicato da reclamare, ma sono in molti a pensare che quello che è accaduto a Siracusa fra la generazione longeva e quella caduca sia stata la massiccia industrializzazione sul litorale nord della città“.
La zona industriale
Già, la zona industriale che rappresenta il cuore dell’economia del territorio con il 56% del Pil, dove si raffina il 22% del carburante distribuito in tutta Italia ed impiega, tra lavoratori diretti e dell’indotto, circa 8 mila persone. E’ stata al centro di diverse inchieste giudiziarie della Procura di Siracusa negli ultimi 30 anni
Il registro dei tumori
Nel Registro territoriale di patologia dell’Asp di Siracusa, pubblicato nel 2019, relativamente all’incidenza dei tumori dal 1999 al 2016 ed alla mortalità dal 1999 al 2018, redatto dall’allora direttore sanitario dell’azienda sanitaria, Anselmo Madeddu, viene presentato così il territorio siracusano. “Nella provincia è presente un vasto polo petrolchimico che rappresenta la principale fonte di inquinamento dell’acqua, del suolo e dell’aria”.
Il cerchio si stringe attorno a Siracusa, Priolo, Melilli ed Augusta, Comuni gravitanti attorno agli stabilimenti industriali, inquadrati, per legge, come Siti di interesse nazionale, Sin, cioè, “zone in cui l’inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente esteso e grave da costituire un serio pericolo per la salute pubblica” si legge nel registro dell’Asp.
Incidenza e mortalità nei maschi
Scorrendo il report dell’Asp, emerge che “il tasso di incidenza standardizzato nella provincia di Siracusa per il totale dei tumori escluso cute non melanomatosa è pari a 396,8 mentre è pari a 430,1 nel SIN Priolo, a 416,3 nell’area a rischio, (comprendente Solarino e Floridia ed i 4 Comuni del Sin) a 391,0 nella regione e a 473,9 in Italia”
In merito al rapporto tra il rischio medio di incidenza/mortalità (Sir), i valori “dei comuni di Augusta, Avola, Floridia, Ferla, Lentini, Pachino, Priolo Gargallo e Siracusa sono in eccesso rispetto a quelli della provincia di Siracusa, in modo tuttavia non statisticamente significativo” si legge nel rapporto.
Incidenza e mortalità nelle donne
Per quanto concerne le donne “il tasso di incidenza standardizzato nella provincia di Siracusa è pari a 299,1 mentre è pari a 313,9 nel SIN Priolo, a 307,7, nell’area a rischio, a 312,9, nella regione e a 346,1 in Italia”
“Relativamente ai SIR, come tra i maschi, “anche tra le femmine in nessun caso si riscontrano eccessi. statisticamente significativi. I SIR dei comuni di Augusta, Avola, Francofonte, Lentini, Pachino e Siracusa
mostrano eccessi non statisticamente significativi rispetto alla provincia” si legge ancora nel rapporto.
Si muore di più
Nello stesso documento dell’Asp emerge un altro particolare. “La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi di tumore per il pool dei Registri italiani è del 53,5% negli uomini e del 62,6 % nelle donne, in provincia di Siracusa è del 52,9% negli uomini e 58,4% nelle donne”
Le malformazioni ed i risarcimenti
Con i fondali della rada di Augusta ricchi di mercurio, la catena alimentare attorno ai pesci, ha innescato delle complicazioni molto gravi: una evidente sono state le malformazioni dei bambini. Nel 2006, la Syndial pagò un risarcimento di 11 milioni di euro per la nascita di bimbi malformati o per il ricorso all’aborto. La somma venne assegnata a 101 famiglie, le presunte vittime del mercurio, la sostanza che dall’impianto clorosoda sarebbe finita in mare e assorbita dai pesci.
Di chi sono le responsabilità?
Lo stesso ex direttore sanitario dell’Asp di Siracusa, in una intervista del 2017 al Giornale di Sicilia, illustrava così la situazione: “Il territorio di Priolo e di Augusta presenta dei tassi di incidenza in eccesso rispetto agli altri comuni della provincia intorno al 20 per cento per i maschi e del 15 per cento per le donne. E’ un dato consolidato ma se confrontiamo questi dati, rispetto alle soglie nazionali, allora costatiamo che siamo bel al di sotto. Anzi, se vogliamo essere più precisi è il Sud che ha percentuali di incidenza tumorale al di sotto della media nazionale”.
Ed alla domanda se fosse una coincidenza questo dato sui Comuni industriali con la presenza della zona industriale, Madeddu rispose così: “Non è una coincidenza, del resto ci sarà pure un motivo per cui in quell’area si registra un tasso di incidenza superiore rispetto al resto della provincia. Ma da qui ad individuare delle responsabilità precise degli stabilimenti della zona industriale ne corre”
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