Il Comune di Avola è stato selezionato per l’indagine di sieroprevalenza dal ministero della Salute. E’ il frutto dell’accordo tra la Croce Rossa Italiana ed il ministero per capire quante persone in Italia hanno sviluppato gli anticorpi al covid19 anche in assenza di sintomi. “E’ Avola è tra i Comuni che forniranno dati di valenza nazionale – il commento del sindaco Luca Cannata -. La Regione comunicherà l’esito dell’esame a ciascun partecipante residente nel territorio. In caso di diagnosi positiva, l’interessato verrà messo in temporaneo isolamento domiciliare e contattato dall’Asp per fare un tampone naso-faringeo che verifichi l’eventuale stato di contagiosità. La riservatezza dei partecipanti sarà mantenuta per tutta la durata dell’indagine”.
Il test nazionale verrà eseguito su un campione di 150 mila persone residenti in 2 mila Comuni, distribuite per sesso, attività e sei classi di età. Gli esiti dell’indagine, diffusi in forma anonima e aggregata, potranno essere utilizzati anche per altri studi scientifici e per l’analisi comparata con altri Paesi europei. Per ottenere risultati affidabili e utili è fondamentale che le persone selezionate per il campione aderiscano. Partecipare non è obbligatorio, ma conoscere la situazione epidemiologica nel nostro Paese serve a ognuno di noi.
Frattanto, è stata lanciata su change.org una petizione diretta al premier Conte, che in pochi giorni ha già raccolto oltre 50.500 firme di supporto.Ecco il testo integrale della petizione:
“Chiediamo al Presidente Conte una rapidissima attivazione dei test anticorpali per il coronavirus!
L’infezione da virus SARS-COV2, ai più noto come coronavirus, è stata fino ad ora diagnosticata solo attraverso il tampone naso-faringeo – mediante il quale viene rilevata la presenza del genoma virale (RNA) attraverso la sua amplificazione (PCR) in laboratorio – unica metodica diagnostica in grado di rilevare la presenza del virus sulle mucose respiratorie dopo sole 48 ore dal contagio. Ha però dimostrato una sensibilità pari solo a circa il 70%: il 30% dei soggetti contagiati, quindi, risulta negativo al primo tampone. Inoltre, la sensibilità del tampone scende al 45% se lo stesso viene eseguito con un ritardo di 15 giorni rispetto all’insorgenza dei sintomi. Noi cittadini, chiediamo al Presidente Conte una veloce implementazione di test sierologici, ossia l’identificazione rapida della presenza degli anticorpi specifici nel sangue. Benché non possa sostituire il tampone nella diagnosi precoce (gli anticorpi si formano in media dopo 10-12 giorni dal contagio) permetterebbe tuttavia di identificare con certezza i soggetti che sono venuti a contatto con il virus, indipendentemente dalla sintomatologia sviluppata, con una sensibilità diagnostica che a 15 giorni dal contagio raggiunge il 100%.
Il personale sanitario impegnato in prima linea negli ospedali, sul territorio e nelle case di cura, comprese le residenze per anziani, non è stato sottoposto al tampone in maniera sistematica (per carenza di tamponi, di reagenti, di laboratori attrezzati e di personale). Tutto ciò ha contribuito allo sviluppo di numerosi focolai di infezione negli ospedali, che hanno coinvolto medici, infermieri, operatori socio-sanitari, personale di supporto, soccorritori, e naturalmente anche pazienti ricoverati per altre ragioni, con numerosi decessi. Nella popolazione, inoltre, il tampone è stato eseguito solo sui soggetti che hanno sviluppato sintomatologia grave, per lo più respiratoria, tale da richiedere accesso in pronto soccorso, mentre per la gran parte dei soggetti sintomatici è stato unicamente previsto un periodo di isolamento domiciliare. Prima diretta conseguenza di tale strategia è un’importantissima sottostima dei soggetti contagiati, che nei fatti si è tradotta in un tasso di letalità enormemente superiore all’atteso (ad oggi quasi il 13%) e a quanto apparentemente verificatosi in altri paesi.
Fatte queste premesse, con la consapevolezza che il test sierologico non possa sostituire il tampone – che resta comunque fondamentale sia per la diagnostica precoce che per identificare la non contagiosità dei soggetti guariti, per la quale è necessario documentare la scomparsa del virus dalle mucose respiratorie – riteniamo di fondamentale importanza che i test anticorpali possano essere resi disponibili al più presto e rapidamente eseguiti su tutto il personale di tutte le strutture sanitarie ma anche su tutte le persone poste in isolamento domiciliare, oltre che sui loro contatti. Solo l’esecuzione su larga scala di questi test permetterà infatti una graduale e ragionata riapertura del nostro magnifico paese, mantenendo un’adeguata protezione dei soggetti più deboli e più a rischio“.
Ad unirsi all’appello telematico di Carla Garbagnati anche Ilaria Galetti, Nicola Montano, Emilio Berti, Francesco Onida, Mario Bassani, Barbara Boneschi, Stefano Cerri, Paola Cittadini, Francesco Crosti, Ilaria Li Vigni, Alberto Martinelli, Gianna Martinengo, Paola Pessina, Carlo Roccio, Silvia Tonolo.
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