Trapani è tra le dieci province italiane che registrano la più bassa retribuzione media pro-capite per i dipendenti del settore privato: appena 988 euro al mese è quanto hanno percepito, nel 2018 e nel 2017, i circa 60 mila lavoratori del settore privato della provincia.
Risultato che vale al territorio Trapanese il terzultimo posto nella specifica classifica nazionale stilata dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil (su elaborazioni dati forniti dall’Inps), di cui è responsabile la segretaria confederale Ivana Veronese. Peggio di Trapani solo Crotone (987 euro) e Vibo Valentia (886 euro).
Guardando alle altre province siciliane, Siracusa è il territorio che vanta le retribuzioni medie pro-capite più elevate (1.255 euro nel 2018), Palermo si attesta a un salario medio pari a 1.247 euro, seguita da Catania (1.224), Caltanissetta (1.189), Enna (1.079), Messina (1.053), Agrigento (1.047), Ragusa (1.009) e, appunto, infine Trapani con appena 988 euro. A livello regionale, la retribuzione media pro-capite dei 748.471 lavoratori ammonta a 1.160 euro .
Passando ai dati sull’occupazione reale nel settore privato (sono esclusi dallo studio gli operai agricoli e domestici), a livello regionale Palermo è prima come numero di occupati nelle aziende private (191.412 nel 2108, +1,5% sul 2017), Catania è seconda con 182.880 (+0,7% sull’anno precedente), quindi seguono Messina (99.943, +1,3%), Siracusa (63.966, +2,9%), Trapani (60.001, -1%), Ragusa (52.475, +3,4%), Agrigento (45.008, +2%), Caltanissetta (34.174, +0,3%) e Enna (18.612, -1,3%).
“Il quadro che emerge per la nostra provincia – afferma il segretario generale Uil Trapani Eugenio Tumbarello – è purtroppo sconfortante. Si tratta di un guadagno che in media non arriva neppure a mille euro mensili, inferiore di ben 172 euro rispetto alla media regionale e tra i più bassi in Italia nel 2018. Un fattore che sicuramente penalizza le retribuzioni medie – aggiunge – è anche alla forte componente di lavoro part-time nel settore privato, che in Sicilia incide per il 47,3% e che riduce le giornate lavorative: in tutta la regione, nel 2018, risultano attivi 394.784 lavoratori full time, contro 353.687 part-time. Guardando i dati e i grafici contenuti in questo studio della Uil, si evincono quelli che sono alcuni elementi di criticità divenuti ormai strutturali nel nostro mercato del lavoro, così come messo il evidenza dalla segretaria confederale Veronese: il riferimento è all’evidente divario retributivo di genere a parità di qualifica ed una bassa presenza femminile nelle qualifiche più elevate; un Sud caratterizzato da retribuzioni medie mensili più basse rispetto a quelle del Centro-Nord. Su questi temi – conclude Tumbarello – il sindacato lavora e continuerà a lavorare con costanza, sollecitando i Governi regionale e nazionale, ognuno per le specifiche competenze, affinché alle buone intenzioni spesso proclamate seguano misure concrete che incentivino la buona occupazione, cercando di ridurre, fino all’eliminazione, le disparità di genere e territoriali che purtroppo sono ancora oggi marcate”.
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