• Dopo analisi, esperti escludono variante africana
  • La variante inglese tra la più diffusa in Sicilia
  • Gli esperti, varianti sono arrivate anche in Sicilia

“L’ipotesi di una variante africana sul paziente positivo rientrato in Sicilia è stata esclusa. A tale conclusione sono giunti gli esperti del laboratorio regionale di riferimento dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia, che hanno ultimato, dopo alcuni giorni, i procedimenti di sequenziamento sulla ricerca del gene “S” sui campioni prelevati da un paziente affetto da infezione da Covid-19. Sul soggetto, proveniente da uno stato dell’Africa centrale, è stato infatti evidenziato il virus Sars-Cov2, altrimenti noto come Coronavirus. Ringrazio tutti per il lavoro svolto”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale della Salute, Ruggero Razza in riferimento al sospetto caso di variante sudafricana su un paziente, un prete arrivato dalla Tanzania nei giorni scorsi e ricoverato a Partinico. 

La variante inglese la più diffusa

I numeri delle varianti sono al centro della discussione. Da inizio gennaio ad oggi, dopo il primo caso diagnosticato su un passeggero proveniente da Londra atterrato all’aeroporto Falcone e Borsellino, nei 4 laboratori di riferimento regionale in grado di sequenziare il virus (due a Palermo, uno a Catania e l’altro a Messina) sono emersi 83 soggetti contagiati dalla mutazione inglese del SarsCov2, di cui 79 individuati al Crq e all’Istituto zooprofilattico di Palermo, e tra questi risultano 53 residenti nel Siracusano.

Referti anomali da analizzare

A chiarire la situazione ci pensano però gli esperti. “Ci sono alcuni referti anomali, il che non significa che è già stata certificata la variante inglese. I tamponi vanno sequenziati nei laboratori autorizzati dalla Regione Siciliana e per avere conferma del ceppo diverso servono dai tre ai quattro giorni”.  Lo ha spiegato Letizia Di Liberti, direttore del Dipartimento attività sanitarie e osservatorio dell’assessorato regionale alla salute, a proposito dell’allarme sull’arrivo della variante inglese in Sicilia.  Intanto arriva la conferma. “Posso confermare che le varianti sono arrivate anche in Sicilia, nei nostri laboratori abbiamo una quarantina di campioni da sequenziare, arrivati negli ultimi due, tre giorni. È un lavoro non facile che dipende molto dai ricercatori oltre che dalle macchine e che ha bisogno di tempo”. Lo dice Stefania Stefani, ordinario di Microbiologia e responsabile del laboratorio di Microbiologia medica molecolare e di studio delle resistenze agli antimicrobici del Policlinico universitario di Catania e presidente della Società italiana di Microbiologia.

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