L’arcivescovo di Monreale monsignore Michele Pennisi ha partecipato ad un incontro con gli studenti del Convitto nazionale “Giovanni Falcone”, per approfondire la figura di padre Pino Puglisi. La scuola parteciperà alla prima edizione del Premio Padre Pino Puglisi Giovani. Festival delle giovani idee, nell’ambito Premio internazionale Padre Pino Puglisi.

Il Festival dedicato a Padre Puglisi

Il Festival, patrocinato dal Provveditorato degli studi di Palermo, dal Comune di Palermo, dalla Regione Siciliana e dall’Accademia di Sicilia, gratificherà i giovani che si distingueranno per creatività artistica, competenze culturali e impegno didattico.

“Padre Pino Puglisi continua a parlare ai giovani”

Nell’ambito di un percorso di educazione alla legalità e alla cittadinanza avviato dal Convitto, l’arcivescovo di Monreale, che ha conosciuto padre Puglisi, ha portato la sua testimonianza agli studenti.
“La nostra scuola – ha detto la rettrice Cettina Giannino – intitolata a Giovanni Falcone, ha nella sua mission educativa la difesa dei valori della legalità e l’approfondimento conoscitivo di coloro che si sono sacrificati per contrastare il fenomeno mafioso. La figura di Padre Pino Puglisi ha sempre parlato ai giovani e continua a farlo, è compito della scuola trasmettere il suo messaggio alle generazioni che non l’hanno conosciuto”.

Il ricordo di monsignor Pennisi

“Ho incontrato – ha raccontato ai ragazzi monsignore Pennisi – don Pino Puglisi quando ero rettore del seminario vescovile di Caltagirone e ho avuto modo di approfondire la sua amicizia nel 1984. Quando è stato ucciso sono rimasto sconvolto, non credevo ai miei occhi perché lo conoscevo come un sacerdote coraggioso, ma anche mite, col sorriso sulle labbra. Quel giorno il telegiornale diceva che erano seguite varie piste, fra cui quella secondo cui sarebbe stato ucciso da un balordo per una rapina, perché, come risulta dagli atti del processo, la mafia non voleva fare trapelare di averlo assassinato”.

Il sacerdote con il sorriso, rifiutare il male e la mafia

Ha proseguito monsignor Pennisi: “Oggi, a tanti anni dalla sua morte e dalla sua beatificazione come primo martire della criminalità organizzata, le parole del “sacerdote col sorriso sulle labbra” sono ancora vive e attuali. Nel 1993, anno del suo omicidio, c’era stato l’anatema contro la mafia di Giovanni Paolo II, ad Agrigento, alcune chiese furono prese di mira, ma la Chiesa non scese a patti. Padre Puglisi fu ucciso in odio alla fede perché col suo ministero di catechesi ed educazione costruiva un sistema alternativo alla mafia. La sua testimonianza è stata profetica perché indica alla Chiesa e ad ogni cristiano la via evangelica di testimoniare Cristo e seguire Cristo, che comporta anche il rifiuto del male e della mafia come una forma pratica di ateismo”.

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