Netto calo dei contagi, ospedalizzazioni però ancora alte, nessun indicatore sforato nella sua soglia massima ma ancora vaccinazioni ampiamente sotto la media nazionale e terze dosi al lumicino. È ancora una Sicilia più in chiaro che scuro sul fronte dell’emergenza covid, con numeri che sono ben distanti dal ritenere il covid19 solo un brutto ricordo. Nel confronto con le altre regioni d’Italia l’Isola spesso dimostra di essere molto indietro, specie sul fronte della copertura vaccinale. Uno spaccato che emerge dal monitoraggio indipendente nella settimana compresa tra il 6 e il 12 ottobre della Fondazione Gimbe, prestigiosa organizzazione di ricerca scientifica.

I contagi

In Sicilia c’è un netto calo dei contagi pari al -27,19%, uno dei più alti in Italia. Ma allo stesso modo resta alto il numero dei positivi ogni 100 mila abitanti che si attesta su 206, uno dei più elevati a livello nazionale. Alto anche il numero dei posti letto occupati in area medica che si attesta al 9%, il secondo più alto in Italia soltanto dopo la Campania che si ferma al 10. “Altino” anche il numero dei posti letto occupati in terapia intensiva ma questa volta la Sicilia si piazza sostanzialmente a metà classifica: siamo sul 4%.

Capitolo vaccini

Sul capitolo vaccini la Sicilia mostra indicatori tutt’altro che confortanti, specie se confrontati con le altre regioni d’Italia. Siamo al terz’ultimo posto per popolazione vaccinata con ciclo completo (66,7%), e al contrario al terzo posto per popolazione over 50 che risulta scoperta dalla copertura vaccinale: all’appello mancano ben il 13,9% si soggetti. Male anche sul fronte del tasso di copertura vaccinale per le terze dosi: quint’ultimo posto con appena l’19% di inoculazioni.

Le conclusioni dello studio

“Alla vigilia del 15 ottobre (data di entrata in vigore dell’obbligo del green pass nei luoghi di lavoro pubblici e privati, ndr) – precisa Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – la politica e il mondo del lavoro devono fare i conti con alcune ragionevoli certezze. Innanzitutto l’attuale sistema che punta su farmacie e centri autorizzati non potrà garantire, almeno nel breve termine, un’adeguata offerta di tamponi antigenici rapidi a prezzo calmierato; in secondo luogo le proposte avanzate negli ultimi giorni (estendere validità dei tamponi a 72 ore, tamponi ‘fai da te’), oltre a non avere basi scientifiche presentano rischi di tipo sia sanitario, sia medico-legale e assicurativo; infine, il numero dei nuovi vaccinati già da alcune settimane lasciava presagire un consistente ‘zoccolo duro’ di lavoratori che, nonostante l’approssimarsi del 15 ottobre, non intende vaccinarsi volontariamente. Considerato che la ‘spinta gentile’ del green pass non ha prodotto i risultati auspicati e che da domani si rischia il caos, con centinaia di migliaia di lavoratori sprovvisti della certificazione verde di fatto impossibilitati ad effettuare un tampone, il governo deve prendere in considerazione l’obbligo vaccinale, consentendo l’uso del tampone per ottenere il green pass solo dopo la prenotazione del vaccino e fino a due settimane dopo la somministrazione della prima dose”.

 

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