“Scusateci per il disagio“: questo era il titolo di un manifesto di protesta appeso alle fermate dell’autobus lo scorso marzo dai dipendenti di Amat. In quell’occasione, i lavoratori hanno manifestato per il mancato scorrimento della graduatoria per i nuovi autisti, ferma da almeno due anni. Una mancanza di personale attualmente ancora in essere e che si ripercuote inevitabilmente sui servizi di tutti i giorni: mezzi mancanti, autobus su alcune linee ridotti all’osso e tempi di attesa che si moltiplicano di due o tre volte rispetto a quelli previsti dalle tabelle apposte alle fermate. Fatto che ha avuto la sua massima espressione nella giornata di venerdì 16 settembre, quando l’80% degli autisti ha incrociato le braccia per otto ore per protestare contro gli episodi di violenza subiti negli ultimi mesi.
Il racconto di un’autista Amat
Problemi che, oltre la cittadinanza, interessa inevitabilmente gli stessi autisti in servizio, costretti a lavorare sottorganico. I primi ad interfacciarsi con l’utenza, i primi a dovere fare i conti con i chilometri da percorrere in strada. Qualcuno di loro racconta i disagi vissuti sul posto di lavoro. “Su 200 autobus che dovrebbero normalmente uscire dalle rimesse, in strada se ne vedono la metà. Ci si ritrova spesso con una vettura per linea, in particolare in periferia. Ma anche in centro, la situazione rimane pessima. Sulla 101, su sedici mezzi previsti, a volte ne escono la metà. Stesso discorso per l’806, su otto mezzi in programma ne escono quattro, pochi per le belle giornate di questo periodo“.
Ritardi che portano inevitabilmente al malcontento dell’utenza, costretta a volte ad attendere decine di minuti per un autobus, come racconta lo stesso autista. “Noi subiamo tutte le lamentele dell’utenza che aspetta per decine di minuti alle fermate. Critiche giuste e inoppinabili. Poi ci sono i casi limite. Si prenda ad esempio una tratta in cui circola un solo mezzo. Se quest’ultimo subisce un guasto, si rischia di non vedere transitare quella linea anche per un’ora e mezza. Si lavora male. Su determinate linee, i mezzi sono stracolmi e si rischia poi di incorrere in episodi pochi piacevoli, come avvenuto ad alcuni colleghi”.
L’assessore Carta: “Necessario aumento degli autisti”
Una situazione figlia, come sopra ricordato, dalla carenza di personale. Su questo fronte, si attende lo scorrimento della graduatoria per l’assunzione di circa 100 autisti. Procedura ferma da un paio d’anni in attesa di reperire le risorse necessarie. Fatto che è stato oggetto di un nuovo incontro fra i dirigenti dell’azienda, i sindacati e l’assessore ai rapporti con l’Amat Maurizio Carta.
Proprio il docente universitario ha così commentato l’esito dell’incontro. “La riunione è stata proficua perché ha consentito di mettere attorno al tavolo tutti i soggetti competenti per il rilancio di AMAT. L’esito ha consentito di definire una road map condivisa tra Comune e azienda per procedere all’approvazione del piano di risanamento di AMAT che permetta di perseguire una nuova sostenibilità finanziaria, corredato dal Piano aziendale che consente di migliorare il servizio di trasporto e la soddisfazione dei cittadini al fine di pervenire al nuovo Contratto di servizio che stabilizza il rilancio di AMAT”.
Un riscatto economico-finanziario che passa inevitabilmente dallo scorrimento della graduatoria, ritenuto fondamentale per migliorare i servizi ad un’utenza, ad oggi, decisamente insoddisfatta. “Il Comune ha ribadito la condivisione della necessità di procedere ad un aumento degli autisti attraverso lo scorrimento di graduatoria che verrà fatta in sede di approvazione del piano di risanamento. Qualità del servizio, incremento ed efficienza delle corse e maggiore capillarità sono gli obiettivi richiesti ad AMAT per tornare ad essere un’azienda competitiva nel trasporto pubblico locale sia su gomma che su ferro”.
I disagi vissuti dall’utenza
Sono tanti infatti i disservizi segnalati dall’utenza nelle ultime settimane. Da autobus stracolmi, i cui tempi di latenza si moltiplicano ed arrivano anche a più di un’ora per le linee periferiche, a capolinea dei bus in cui mancano letteralmente i mezzi. Lo dimostra la foto scattata venerdì 9 agosto in piazza Lennon, fermata di chiusura di diverse linee, fra cui la 103 o la 544. In pieno giorno, intorno all’ora di pranzo, nello spiazzale era presente soltanto un solo mezzo Amat.
Disagio paragonabile a quanto vissuto dagli utenti alla fermata che attendono un bus nel weekend. Tempi dilatati ulteriormente rispetto al normale. Il tutto in una giornata nella quale, ogni due settimane, il servizio di trasporto pubblico deve far fronte ad un grosso afflusso di utenza diretta allo stadio per seguire le sorti calcistiche del Palermo. Oltre ventimila spettatori di media nelle prime tre partite casalinghe. Numeri che dovrebbero far riflettere.
Problemi, quelli già noti, a cui si sommerà un’altra emergenza, quella delle elezioni. Sono tanti i dipendenti che potrebbero scegliere di presenziare nelle operazioni elettorali in qualità di rappresentanti di lista. Fatto segnalato durante l’ultimo vertice in Prefettura dedicato all’avvio dell’anno scolastico e che quindi potrebbe comportare ulteriori disagi. Anche in virtù di ciò, un potenziamento dei ranghi di Amat risulta più che mai necessario.
Infine, la mancanza di punti informativi per i turisti. In tal senso, esempio scolastico è quello della linea 806. Già da qualche tempi, il capolinea è stato spostato da piazza Sturzo verso piazza Croci. Movimento che ha comportato l’abolizione della fermata di via Libertà, proprio all’altezza di piazza Croci. Fatto segnalato con un cartello, ma non adeguatamente evidenziato per i turisti stranieri. Sono tanti, ancora, i turisti che aspettano inutilmente alla fermata, con l’autobus poi che finisce per passargli davanti senza fermarsi. Cosa che li costringe ad aspettare la corsa successiva. Linea che, proprio in queste ore, è stata vicina ad un ridimensionamento in coincidenza della fine dell’estate. Ma i turisti in città sono ancora tanti e l’azienda ha rimandato l’appuntamento ai primi di ottobre.
Il problema dei tempi di latenza
Il problema principale rimane quello dei tempi di attesa alle fermate. Pochi mezzi vuol dire, inevitabilmente, una minore frequenza di transito per i mezzi Amat. Fatto che, quest’estate, ha lasciato tante persone ad attendere per decine di minuti o per oltre un’ora, in alcuni casi, sotto il sole cocente. Ciò per poi scoprire che l’autobus tanto atteso era pieno in ogni ordine di posto. Fatto documentato il 6 agosto dalla nostra redazione in merito alla linea 107, che collega l’area dello stadio Renzo Barbera alla Stazione Centrale, percorrendo il percorso lato mare. Mezzo che, solitamente, dovrebbe passare ogni sedici minuti ma che, nel periodo estivo, aumenta le tempistiche ad una media di 26 minuti.
Un’utenza intanto costretta ad aspettare in piedi e, a volte, senza nemmeno una pensilina sotto cui ripararsi. Questo anche nelle ore più calde del giorno, ovvero quando le fermate si popolano a causa della chiusura di uffici ed attività commerciali, o sotto la pioggia più battente. Ma mentre il pubblico da servire aumenta, i mezzi rimangono sempre gli stessi. Così capita che, quando passa l’agognato autobus tanto atteso, c’è l’amara sorpresa: è pieno fino all’orlo.
Come nel caso della linea 107, immortalata in un video realizzato da uno sfortunato utente in attesa alla fermata di via Montepellegrino. Un mezzo talmente stracolmo che alcuni utenti sono stati costretti a scendere temporaneamente dall’autobus per permettere il passaggio delle altre persone. Situazione di disagio per chi prende un mezzo pubblico, decisamente paradossale se si pensa all’emergenza pandemica e alla necessità di prevenire gli assembramenti.
A volte mancano le alternative
Ci saranno delle linee alternative, esclamerà qualcuno. Nel tratto in questione ce ne sono due: la linea 721 e la 812. Con riguardo al primo autobus, secondo il cartello posto da Amat ad ogni fermata, il suddetto passa in media ogni trentasei minuti nei giorni feriali, mentre in quelli festivi la linea “non esercita”. Discorso diverso per la linea 812, necessaria a raggiungere il santuario di Monte Pellegrino da piazza Croci. In media, durante i giorni festivi, la linea dovrebbe transitare ogni ora. Nei giorni feriali invece si raggiungono tempi di latenza di un’ora e quaranta minuti. Nei giorni in cui si torna a parlare di biglietto unico, alcune zone della città esprimono un grido d’allarme per la carenza di mezzi.
La protesta del trasporto pubblico
Una situazione critica, presente in un momento difficile per i lavoratori. Nella giornata di venerdì 16 settembre, il personale del trasporto pubblico ha incrociato le braccia per circa otto ore. Uno sciopero indetto a livello nazionale, “a seguito delle violente e reiterate aggressioni a conducenti, controllori, capi stazione, addetti a traghetti e vaporetti, registrate su tutto il territorio nazionale che stanno proseguendo anche dopo la proclamazione dello sciopero”. Ad aderire le sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Autoferro. Tanti i disagi per l’utenza, soprattutto nel campo del trasporto su gomma, con un’adesione allo sciopero che si è aggirata intorno all’80%. Percentuale rivista al ribasso dell’azienda, che ha ridimensionato il dato, con adesione che si sarebbe attestata ad una percentuale vicina al 70%.
Gli episodi di violenza subiti dagli autisti
Tema, quello della sicurezza sul lavoro, tornato purtroppo di moda nel mondo del trasporto pubblico. Sono tanti gli episodi che hanno visto coinvolti gli autisti o il personale di Amat, durante le ore di servizio. Ciò subendo violenza verbale o, peggio ancora, di tipo fisico. Rientra nel primo caso quanto avvenuto nella notte fra il 4 e il 5 settembre davanti al santuario di Monte Pellegrino. Nonostante il potenziamento dei mezzi messo in campo da Amat, non sono mancati i disagi per l’utenza. Qualcuno però ha decisamente esagerato. Tanti gli insulti e gli improperi rivolti agli incolpevoli autisti. Qualcuno ha perfino colpito il bus con schiaffi e calci.
Scene immortalate in un video che ha fatto immediatamente il giro dei social network. Qualcuno, fra i commenti, si chiedeva dove fosse finito lo spirito religioso con il quale queste persone avevano intrapreso il percorso della Scala Vecchia. Una riflessione legittima, come quella fatta da alcuni cittadini rimasti fermi alla fermata per decine di minuti. “Vergogna, non c’è umanità”, grida una signora presente fra la folla di fronte allo spettacolo indecoroso generatosi davanti ai suoi occhi.
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