Vogliono gli elenchi dei positivi al coronavirus residenti nei propri territori di appartenenza. E qui la privacy non c’entra nulla: “Come e facciamo a controllare che rispettino la quarantena?”. E come al solito in questi casi ecco cozzare la questione della privacy rispetto all’interesse pubblico. Quale aspetto deve prevalere? L’eterna questione viene rilanciata in una lettera firmata da 52 sindaci della provincia palermitana indirizzata al ministro della Salute Roberto Speranza e al presidente della Regione Nello Musumeci.

Gli elenchi in prefettura e non più ai Comuni

In pratica i primi cittadini chiedono gli elenchi con i nomi e cognomi di chi è positivo e costretto quindi alla quarantena presso il proprio domicilio. Oramai da oltre un mese e mezzo questi elenchi non sono più trasmessi ai vari municipi proprio per effetto di una direttiva del Garante della privacy. Per questo motivo il commissario covid di Palermo, Renato Costa, ha stabilito di inviare gli elenchi alla prefettura di Palermo e non più ai Comuni.

I sindaci: “Che confusione”

“Tutto questo ci penalizza fortemente – afferma il sindaco di Trappeto Santo Cosentino, tra i sottoscrittori della lettera-appello – perché non bisogna dimenticare che noi sindaci siamo i primi responsabili della salute sul territorio che amministriamo. Noi primi cittadini non abbiamo più un quadro chiaro come prima. Pensiamo anzitutto alla raccolta dei rifiuti. Come da disposizioni di legge i positivi al covid, e i loro contatti costretti in quarantena, non possono fare la raccolta differenziata in quanto i loro scarti devono essere appositamente stoccati perché potenzialmente infetti. Quindi c’è un sistema, al di là di qualsiasi altro ragionamento sui controlli, che vacilla. E poi come facciamo ad assicurare magari i controlli? Sapete quante segnalazioni ricevo ogni giorno di gente che sostiene che questa o quella persona positiva al covid è stata vista in giro? Ma non ho riscontri in tal senso. Senza dimenticare anche un terzo fattore, quello cioè degli screening che prima organizzavamo gratuitamente, sia per l’intera popolazione che solo per quella scolastica, che invece adesso non possiamo più organizzare. Personalmente ho richiesto uno screening che ci è stato negato dagli enti competenti. E nonostante tutto come Comune lo stiamo comunque organizzando per domani presso la scuola media ‘Danilo Dolci’ di via Fiume ma tutto con costi a carico del municipio. Una parte gestionale che viene meno e crea non pochi disagi, c’è un po’ di confusione e non si riesce più a gestire la situazione come prima”.

La polemica nel messinese

Proprio nei giorni scorsi è sorta una polemica sulla trasmissione ai sindaci del messinese da parte del commissario per l’emergenza covid19 della provincia dello Stretto delle liste dei cittadini che non si sarebbero vaccinati. “L’Autorità ha inviato una richiesta di informazioni al commissario ad acta per l’emergenza da covid19 di Messina il quale, secondo notizie di stampa, avrebbe consegnato ad alcuni sindaci la lista dei nominativi dei residenti sul loro territorio non ancora vaccinati”. Lo ha comunicato il Garante per la protezione dei dati personali: “L’Autorità, inoltre, intende accertare il rispetto delle indicazioni fornite con il decalogo sul corretto trattamento dei dati nell’ambito delle azioni promozionali per la vaccinazione anti Covid19, inviato a fine luglio a Regioni e Province autonome”.