“E’ sereno ma certo dell’estraneità  ai fatti” . E’ quanto affermano dall’entourage di Sebastiano Troia, l’avvocato originario di Avola, uno dei penalisti più noti del Siracusano, arrestato dalla Guardia di finanza perché accusato di aver ceduto droga in carcere ad un detenuto. La difesa, composta dagli avvocati Luca Ruaro e Puccio Forestiere, dal giorno della misura cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Carla Frau, sono impegnati nella lettura dell’ordinanza redatta dai magistrati della Procura di Siracusa, per cui il legale, ai domiciliari, avrebbe delle responsabilità, così come la compagna di un detenuto, che ha avuto l’obbligo di dimora.

L’interrogatorio di garanzia si terrà nei prossimi giorni al palazzo di giustizia di Siracusa ed in quell’occasione gli avvocati potrebbero chiedere la revoca degli arresti domiciliari o magari presentare ricorso al Tribunale della libertà di Catania, di certo l’avvocato Sebastiano Troia respinge il castello accusatorio della Procura, le cui fondamenta sarebbero le intercettazioni telefoniche ed ambientali. In una di queste, sarebbe stata captata la voce del legale: “Gli ho portato le caramelle per lui e per Danilo”. L’hashih  sarebbe stato comprato da familiari e, secondo l’accusa, poi portato in carcere dall’avvocato, che, per gli inquirenti, avrebbe svolto il compito del corriere spiegando che “ci sono i controlli, sì per tutti… no, noi, per me no, no per noialtri...” Ma ci sono anche le intercettazioni di un detenuto che, grazie ad un microcellulare, avrebbe chiamato un familiare.  “Lo compri – spiega non sapendo di essere intercettato in carcere, lo metti nella crema… e vedi se può farmi questa cortesia“. Ancora maggiormente esplicito nell’ordinare la droga. “Gli dici che va alla Casa Parcheggio… e di procurare quella cosa la.. il fumo… un 200 euro gli dici… però la, quella…” oppure quando chiede di avere “tre pezzi di fumo, sette grammi, così...”.

Secondo gli inquirenti, all’approvvigionamento di droga avrebbero partecipato i familiari del detenuto, la ex moglie e le figlie che avrebbero consegnato il fumo all’attuale compagna che l’avrebbe occultato in vasetti di crema per uso cosmetico, poi  affidati al legale, nella tesi dell’accusa. “Dalle indagini è emerso poi che il detenuto, pur ristretto in carcere, ha – spiegano dalla Finanza – illegalmente avuto in uso telefoni cellulari attraverso i quali periodicamente spiccava ai propri congiunti gli ordinativi di stupefacenti. Le attività di intercettazione delle utenze telefoniche in uso a queste persone, coniugate a ulteriori riscontri investigativi acquisiti sul campo, hanno consentito di ricostruire, nel periodo intercorrente tra la fine di novembre dello scorso anno e i primi giorni di febbraio del corrente anno, sei distinte consegne di sostanze psicotrope,eseguite dall’avvocato “in barba ai controlli” e in atteggiamento di complicità e di illecita intesa con tutti i soggetti coinvolti, con i quali egli avrebbe invece dovuto intrattenere rapporti esclusivamente professionali”.