- Inaugurazione anno giudiziario, le cerimonie nei diversi capoluogh
- Musumeci a Caltanissetta per cerimonia
- Nella provincia di Caltanissetta Cosa Nostra rimane organizzazione mafiosa riferimento
- A Palermo la mafia destinata a prender campo con aumento squilibri sociali
- Gli effetti del lockdown sul rallentamento dei tempi della macchina giustizia
Mafia e Cosa Nostra forti a Caltanissetta
Nelle province di Caltanissetta ed Enna “Cosa Nostra” continua ad essere l’organizzazione mafiosa di principale riferimento, dedita al controllo dell’economia legale, soprattutto nel settore dell’edilizia, del movimento terra, della raccolta e smaltimento dei rifiuti e dei relativi appalti, dell’agricoltura, grazie all’illecito accaparramento di lotti di terreni, anche demaniali, poi utilizzati per ottenere illecitamente pubblici contributi, oltre che dei settori tradizionalmente governati dalla criminalità organizzata, quali il settore del gioco e delle scommesse e del traffico illecito degli stupefacenti. evidenziando, altresì, straordinarie capacità di infiltrazione anche nei territori di altre Regioni (Lombardia, Lazio) oltre che in paesi stranieri (Germania, in particolare)”. Lo ha detto la presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta Maria Grazia Vagliasindi nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. “L’attività estorsiva – ha continuato – rimane la forma più diffusa di controllo mafioso dell’economia legale e del territorio. Momento di fibrillazione costituiscono secondo quanto ulteriormente segnalato dal Procuratore Generale Lia Sava, le tornate elettorali e ciò per la “messa a disposizione” di pacchetti di voti al fine di appoggiare candidati ritenuti più avvicinabili, con l’evidente scopo di assicurarsi somme di denaro e altre utilità”.
E proprio a Caltanissetta il Governatore Musumeci ha partecipato all’inaugurazione dell’anno giudiziario ed ha sottolineato: “Ho voluto stamane, qui a Caltanissetta, rendere doveroso omaggio ad un Distretto giudiziario di trincea, a magistrati – requirenti e giudicanti – impegnati in un territorio ad alta densità mafiosa, con paurose carenze di risorse umane e gravi deficit nell’edilizia giudiziaria. Alla presidente della Corte d’appello ed al procuratore generale ho espresso il mio apprezzamento e quello del governo regionale per l’impegno profuso quotidianamente da tutto il personale”.
Ma il feedback di Caltanissetta è anche quello degli altri capoluoghi di provincia come Palermo.
Mafia pronta a sfruttare emergenza Covid e a cavalcare la crisi nel Palermitano
In mancanza di misure in grado di ridurre gli squilibri sociali la mafia troverà terreno fertile per trovare un consenso diffuso”. Nella sua relazione per l’anno giudiziario il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, cita il caso del boss Gaetano Scotto accolto, dopo la scarcerazione, con grandi festeggiamenti dalla gente del quartiere dell’Arenella e portato in barca, in violazione delle norme anti-Covid, per la festa del patrono del rione. La drammatizzazione della crisi economica ha provocato altri effetti collaterali: i reati contro la pubblica amministrazione sono aumentati dell’8 per cento e la corruzione ha toccato un picco di incremento del 32 per cento. La sanità è stato un terreno di pascolo che ha coinvolto perfino il responsabile del sistema anti-Covid della Sicilia. Per Scarpinato la criminalità diffusa va colpita sia con misure di riequilibrio sociale sia con una legislazione che renda più efficace la macchina della giustizia. Ci sono segnali positivi e tuttavia il cambio di politica legislativa nel settore cruciale della giustizia “rischia di essere in buona misura compromesso da altre leggi di segno opposto”.
“Cosa nostra” palermitana resiste alla pressione degli inquirenti impegnati costantemente in indagini che decapitano i mandamenti mafiosi”. E’ un passaggio della relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario che sarà illustrata domani dal presidente della corte d’appello di Palermo Matteo Frasca nel corso della cerimonia che si terrà nell’aula magna del palazzo di giustizia. Frasca ha parlato anche della mafia nigeriana, “rispetto alla quale la Procura -dice Frasca – ha assunto, insieme con pochi altri, una funzione pionieristica”. La principale fonte di reddito di Cosa nostra è attualmente costituita dal traffico di stupefacenti, acquistati, di norma, dalle o con le organizzazioni calabresi e campane La seconda è costituita dalle estorsioni. “Purtroppo, nonostante la meritoria attività di alcune associazioni antiracket, affidabili e realmente attive sul territorio, – spiega – rimane esiguo il numero delle vittime che, di loro iniziativa, denunciano gli autori delle estorsioni; sono più numerose quelle che, sentite al termine delle indagini, confermano il quadro probatorio già di per sé completo. Ma non è certamente irrisorio, ancora oggi, il numero di quelle che, anche di fronte all’evidenza, negano i fatti”. “Particolare attenzione – denuncia – merita la composizione e la partecipazione alle associazioni antiracket perché la possibilità di infiltrazioni mafiose, assolutamente impensabile un tempo, è attualmente possibile”. Frasca sottolinea il rischio di infiltrazione di cosa nostra nel settore delle slot machines e delle scommesse on line e la presenza mafiosa nel campo degli appalti.
Traffico di droga ed estorsioni il principale business di Cosa nostra
Il traffico di droga e le estorsioni sono ancora il principale business di Cosa nostra. È l’analisi del procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, riportata nella relazione del presidente della corte d’appello Matteo Frasca per l’anno giudiziario. Gli stupefacenti, sostiene Lo Voi, vengono acquistati attraverso un cartello che unisce la mafia siciliana e le organizzazioni calabresi e campane. Ma non vengono direttamente spacciati dalla mafia che per l’immissione della droga nel mercato si avvale invece di referenti di fiducia. Questo rapporto viene frequentemente “gestito a livello mandamentale” e si tratta di un’attività molto più lucrosa del racket e della terza attività redditizia controllata da Cosa nostra: l’infiltrazione nel settore delle slot machines e delle scommesse on line.
Tra le mafie straniere è in forte ascesa quella nigeriana. Lo mettono in rilievo le indagini che negli ultimi tempi hanno “colpito tre dei quattro principali cult operanti in Nigeria, ossia la Black Axe, la Confraternita Eiye ed i Vikings”. A Palermo le cosche nigeriane hanno intrecciato un’alleanza con la mafia siciliana. Non ci sono stati episodi di conflittualità e anzi Cosa nostra ha emanato una “direttiva” con la quale ordina ai propri affiliati di trattare bene nelle carceri i cittadini nigeriani che infatti “sono stati accolti con rispetto su indicazione dei mafiosi del mandamento Porta Nuova, i quali hanno comunicato che i nigeriani erano stati in passato di ausilio per i mafiosi di Ballarò”. “Per altro verso – dice ancora il procuratore – è emerso che gli appartenenti alla mafia nigeriana hanno notevole timore di Cosa nostra e svolgono le loro attività delittuose solo in danno dei loro connazionali”.
Il lockdown e la crisi ed i rallentamenti dei tempi della giustizia
Attenzione anche a quello che ha provocato il lockdown e la crisi pandemica in termini di rallentamento della macchina della giustizia.
Il lockdown totale della giurisdizione é stato evitato solo perché nel periodo di sospensione delle udienze i magistrati hanno continuato a lavorare per la definizione dell’arretrato, in molti casi praticamente azzerandolo, anche se dalla comparazione tra i dati relativi al periodo 9 marzo – 11 maggio del 2020 e lo stesso del 2019 emerge una flessione, in quello dell’anno in corso, sia delle iscrizioni (-54% in Corte e -50% nei Tribunali) sia delle definizioni (-37% in Corte e -64% nei Tribunali)”. A causa del primo lockdown sono calati drasticamente i numeri dei procedimenti definiti e iscritti nel distretto di corte d’appello di Palermo. “L’intervento normativo senza precedenti, corroborato dall’altrettanto inedita sospensione del decorso ‘dei termini per il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti civili e penali’, estesa ai termini per il deposito della motivazione dei provvedimenti giudiziari, – scrive Frasca – ha comportato il sostanziale blocco dell’attività di udienza nel nostro Paese”. “La percentuale dei procedimenti civili trattati, in quanto consentiti dalla legge- spiega – é stata, per la Corte, del 9,6% rispetto a quelli programmati, mentre per i Tribunali la percentuale media si è attestata al 2,7%, sia pure con differenze anche significative tra i vari uffici”. “Analogo é il dato relativo al settore penale nel quale la percentuale media di processi rinviati, sia in Corte sia nei Tribunali ha mediamente superato il 97%”.
Reati ambientali a rischio impunità, la denuncia del WWF
WWF Sicilia Centrale lancia l’allarme relativo ai processi sui reati ambientali trattati nei Tribunali di Caltanissetta, Enna e Gela: tra l’istituto della prescrizione e la dilatazione dei tempi del processo a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, tanti crimini contro l’ambiente, il paesaggio e la salute pubblica rischiano l’impunità.
“Tanti processi, che a fatica sono giunti nelle aule dei tribunali dopo anni di complesse indagini, rischiano di concludersi senza che siano state accertate responsabilità e che la giustizia sia effettivamente applicata” dichiara Ennio Bonfanti, Presidente di WWF Sicilia Centrale. “E’ già avvenuto, per esempio, con la dichiarazione di prescrizione di tutti reati (disastro ambientale e discarica di rifiuti tossici) contestati nel processo sulla ex miniera di Pasquasia (Enna) – prosegue Bonfanti – così come, pochi giorni fa, la prescrizione ha già colpito uno dei plurimi capi d’accusa degli imputati nel processo sulla mancata bonifica dell’ex miniera Bosco di S. Cataldo (CL). Per tanti altri processi in cui il WWF si è costituito parte civile, inoltre, a causa della pandemia assistiamo ad una insostenibile dilatazione dei tempi del processo, con rinvii delle udienze anche oltre l’estate che possono, di fatto, far “evaporare” ogni possibilità di accertare responsabilità e condannare i colpevoli”.
L’avv. Salvatore Patrì, responsabile dell’Ufficio legale dell’Associazione, aggiunge: “Il WWF segue da vicino il processo relativo all’inquinamento della discarica Stretto di Caltanissetta o quello, denominato “Acheronte”, sulla presunta mancata depurazione fognaria dell’Ato idrico. Ebbene, anche in questi casi è da oltre un anno che non si celebrano più udienze e il percorso processuale appare drammaticamente in salita”.
WWF Sicilia Centrale lancia questo allarme con la speranza che le massime Autorità giudiziarie del distretto si attivino con ogni opportuno provvedimento, anche di tipo organizzativo e strutturale, affinché sia possibile celebrare utilmente i processi sui reati ambientali. Ogni prescrizione e mancata condanna dei responsabili rappresenta una ferita insopportabile per la società: i colpevoli rimangono impuniti e la fanno franca; anni di indagini e processi – tutti a carico dell’erario pubblico – vengono vanificati; il territorio e l’ambiente rimangono oltraggiati e devastati per sempre e i cittadini continuano a subire le pesantissime conseguenze, anche in termini di rischi per la propria salute, degli effetti permanenti dell’inquinamento e degli altri crimini ambientali.
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