Scoperte armi all’interno di un ovile nella zona del parco dell’Etna, a Randazzo. Denunciato il capo di un noto clan legato ai Laudani. Si tratta di un’indagine che è la naturale prosecuzione di una recente operazione antimafia.

La denuncia

I carabinieri della compagnia di Randazzo hanno denunciato Salvatore Sangani, considerato al vertice dell’omonimo clan criminale che opera nel catanese. L’accusa è di detenzione illegale di armi e munizionamento e detenzione di arma clandestina. Oltretrutto l’uomo risulta attualmente detenuto  nell’ambito della recente operazione dei carabinieri denominata “Terra Bruciata”. Attività investigativa quest’ultima che ha consentito di monitorare le evoluzioni delle dinamiche associative del clan Laudani.

I collegamenti con la criminalità

Salvatore “Turi” Sangani, secondo gli inquirenti, sarebbe il referente nell’area di Randazzo di Paolo Di Mauro. Quest’ultimo, a sua volta, è considerato “apicale riferimento, finché in vita, dei Laudani, detti mussi i ficurinia”. In pratica gli egemoni dell’intera fascia jonico-etnea. La stessa operazione permise di documentare i “reati fine” strumentali al sostentamento dell’associazione mafiosa. Tra questi le estorsioni ai danni di imprenditori del catanese e un fiorente traffico di cocaina, hashish e marijuana. Ma anche un ingente traffico illecito di armi di diverso genere, pure da guerra. Vi era inoltre il controllo, capillare e asfissiante, di solide attività economiche, anche imponendo l’assunzione di alcuni sodali del clan in quelle ditte.

Il blitz

I militari dell’Arma supportati da quelli dello squadrone eliportato “Cacciatori di Sicilia” e dalle unità cinofile. Ad essere sviluppata un’attività info-investigativa mirata a contrastare il traffico di armi sul mercato nero della criminalità catanese. Ad essere controllati palmo a palmo un terreno in contrada Dagala Longa di Randazzo. L’area in questione si trova nel Parco dell’Etna ed è sottoposta a vincolo paesaggistico. Zona che risulta da decenni nella piena disponibilità dei Sangani che la utilizzavano per il loro pascolo abusivo, come emerso nel corso delle indagini di “Terra Bruciata”. Ed è qui che nell’ovile sono state trovate le armi.

Le stalle abusive

Dentro questa stessa area insistono stalle abusive, fabbricati eretti senza alcuna concessione edilizia. Come documentato dagli inquirenti qui si svolgevano anche incontri finalizzati a stabilire le attività illecite da compiere, nonché per occultarvi armi, munizioni e sostanze stupefacenti. Nella circostanza i carabinieri sono riusciti a individuare un fossato coperto da pietre nei pressi di un ricovero abusivo per pecore. All’interno trovati 2 fucili con matricola abrasa in perfetto stato d’efficienza. Si tratta, in particolare, di una doppietta marca Beretta calibro 12 e di un monocanna marca Beretta dello stesso calibro. Trovati insieme ad 8 otto cartucce.

Armi in busta

Le armi erano appunto nascoste in buste di plastica, insieme ad un contenitore di olio per lubrificarle e mantenerle funzionanti. All’interno trovata anche una tessera telefonica plastificata priva di sim card, ma riportante un’utenza telefonica, intestata ad un familiare dell’indagato. Tutto il materiale è stato sequestrato per sottoporlo ad esami balistici.

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