“Il giudice Rosario Livatino, barbaramente ucciso 32 anni fa in un agguato mafioso, è stato tra i primi ad aver individuato lo stretto legame tra mafia e affari e ha pagato questa sua intuizione con il prezzo più alto, quello della vita. Il suo sacrificio però non è stato vano. Da allora lo Stato ha fatto grandi passi avanti nel contrasto alla mafia, con nuove strategie e nuove leggi, conquistando sempre di più la fiducia dei cittadini scesi in campo a fianco delle Istituzioni per difendere i valori democratici sui quali si fonda il nostro Paese”. Così il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, in ricordo della figura del giudice Rosario Livatino, assassinato il 21 settembre del 1990 in provincia di Agrigento.

“Sua vita esempio per la Sicilia e l’intero Paese”

“Quella del giudice Livatino – ricorda Lamorgese – è una storia straordinaria di coraggio, di legalità e di fede. La sua azione coraggiosa è un esempio per la Sicilia e per l’intero Paese. Tutta la sua vita rappresenta una testimonianza che ci esorta a resistere alle intimidazioni della mafia e ad opporci all’indifferenza e alle logiche del compromesso, che minano le fondamenta dello stato di diritto”.

Raccolta sangue a Catania in memoria del giudice

Numerosi sono stati a Catania i dipendenti della Polizia di Stato, del Tribunale e semplici cittadini che stamane in piazza Verga, in occasione del 32° anniversario dell’uccisione di Rosario Livatino, hanno donato sangue grazie ad un’autoemoteca della Fratres. La manifestazione, organizzata dall’Advps onlus Donatori Nati, si è svolta alla presenza del prefetto Carmela Librizzi, del Questore Vito Calvino, del presidente della Corte d’Appello Filippo Pennisi, del Presidente del Tribunale Francesco Mannino e del Presidente dell’Associazione Claudio Saltari. Ha partecipato anche personale medico e paramedico dell’Ufficio Sanitario della Questura di Catania che ha messo a disposizione l’ambulanza della Polizia di Stato.

Chi era Rosario Livatino

Rosario Livatino, noto a tutti anche come “il giudice ragazzino”, è stato proclamato Beato dalla Chiesa Cattolica.
Sul sito internet dell’Arcidiocesi di Agrigento è disponibile la sua biografia dettagliata.
Nato a Canicattì (Agrigento) il 3 ottobre 1952 e compiuti gli studi di giurisprudenza nell’Università di Palermo, ha prestato inizialmente servizio come vicedirettore presso l’Ufficio del Registro di Agrigento (1977-1978). Entrato in magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta (1978), ha ricoperto la carica di sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento (1979-1989) e successivamente quella di giudice a latere.
Nell’esercizio della professione, come nella vita personale, ha incarnato la beatitudine di «quelli che hanno fame e sete della giustizia» e che per essa «sono perseguitati» (Mt 5,6.10), mettendo pienamente a frutto il dettato conciliare sull’apostolato dei laici, sulla scorta dell’esperienza maturata in seno all’Azione Cattolica.

“Profeta della giustizia e testimone della fede”

Si legge ancora nella biografia di Livatino: “La preghiera costante e la quotidiana partecipazione al mistero eucaristico, insieme alla solida educazione cristiana ricevuta in famiglia e corroborata dalla meditazione assidua della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa, hanno fatto di lui un autentico profeta della giustizia e un credibile testimone della fede.
Con una coscienza profondamente libera dall’asservimento alle logiche umane e dai compromessi con i poteri forti di turno, caratterizzata da un’altissima levatura morale e da uno spiccato senso del dovere, si è consacrato “sub tutela Dei” a restituire dignità a un territorio ferito e offeso dalla mentalità e dalla prassi mafiose, annunciando il Vangelo attraverso la lotta all’ingiustizia, il contrasto della corruzione e la promozione del bene della persona e della comunità”.

Ucciso a pochi giorni dal suo trentottesimo compleanno

“A pochi giorni dal suo trentottesimo compleanno, ha infine sigillato il suo prezioso ministero con il martirio, avvenuto il 21 settembre 1990 per mano di locali cosche mafiose, mentre si recava a svolgere il suo lavoro in tribunale.
Raccogliendo le molteplici attestazioni di santità a suo carico, il 19 luglio 2011 la Chiesa Agrigentina ha avviato il processo diocesano di beatificazione, che si è aperto ufficialmente il 21 settembre dello stesso anno nella chiesa di San Domenico in Canicattì e si è concluso il 6 settembre 2018. Dopo la solenne celebrazione di chiusura, che ha avuto luogo il successivo 3 ottobre nella Chiesa di Sant’Alfonso in Agrigento, gli atti del processo, integrati da un’inchiesta suppletiva, sono stati trasmessi alla Congregazione delle Cause dei Santi per i successivi adempimenti, che si sono finalmente conclusi con l’approvazione del Santo Padre, che in data 21 Dicembre 2020, ricevendo in udienza il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione della Cause dei Santi ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto che ne riconosce il martirio”.

Proclamato Beato nel maggio 2021

Il Rito di Beatificazione ha avuto luogo nella Cattedrale di Agrigento il 9 maggio 2021. A presiedere la celebrazione eucaristica il Card. Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e delegato pontificio. A concelebrare il Card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, il Card. Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo, Mons. Alessandro Damiano arcivescovo coadiutore, Mons.Vincenzo Bertolone, Postulatore, arcivescovo di Catanzaro- Squillace e i Vescovi delle Chiese di Sicilia.
Rosario Livatino è stato il primo magistrato a diventare Beato. Viene ricordato dalla Chiesa il 29 ottobre di ogni anno.

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